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Apnea notturna

L’ apnea notturna costituisce un problema serio, tanto serio quanto sottovalutato, molto più diffuso nella popolazione di quanto si possa supporre. Per “apnea” si intende l’interrompersi del fisiologico ritmo della respirazione notturna. Può comparire in maniera episodica, oppure configurarsi come una vera e propria sindrome, appunto detta “sindrome delle apnee notturne” con conseguenze a livello metabolico molto serie. E’ provocata dall’aumento della percentuale di anidride carbonica, accompagnato dalla ridotta ossigenazione del sangue, frutto di una dinamica respiratoria problematica, il che stimola i centri nervosi che presiedono al controllo dei meccanismi respiratori, potendo portare al blocco degli stessi, con le immaginabili conseguenze.

Lasciando da parte la “sindrome della morte improvvisa” del lattante in cui l’eziologia del blocco della respirazione è spesso indeterminabile e venendo quindi al soggetto adulto, le cause che possono portare alla “sindrome delle apnee notturne” sono varie, ma sempre riconducibili a una modificazione della qualità e della quantità (se così si può dire) dell’aria inspirata.

Bisogna innanzitutto ricordare che durante la notte, per via della posizione orizzontale del corpo e in particolare della testa, la base della lingua tende a spostarsi all’indietro provocando un inevitabile restringimento dello spazio respiratorio. Nei soggetti diciamo “normali” il compenso è comunque sufficiente, assicurando i corretti e basali volumi inspiratori e espiratori. In molti altri, a causa di molteplici situazioni che indicheremo brevemente, tale fisiologico compenso viene meno, innescando la cascata di eventi che possono portare alla genesi delle apnee.

In prima battuta si deve tenere conto dell’anatomia di base. Soggetti con il collo corto e tozzo hanno maggiore probabilità di “andare in crisi” rispetto a coloro a cui madre natura ha regalato un collo magro e sottile. Un secondo elemento è l’eccesso di peso corporeo. I soggetti marcatamente in sovrappeso, per non parlare degli obesi, assai facilmente vanno incontro a queste problematiche. Vuoi, come già accennato, per via della “compressione degli spazi respiratori” vuoi per una alterata capacità di far muovere i muscoli respiratori del torace e il diaframma, a causa del peso eccessivo.

Terzo elemento da considerare è l’anatomia della regione nasale. Una importante deviazione del setto, congenita o traumatica che sia, con ostruzione di una o entrambe le fosse nasali, riduce quantitativamente e qualitativamente i flussi aerei all’interno delle fosse nasali. Patologie sinusali e sinusitiche croniche, riniti croniche su base allergica o vasomotoria possono portare attraverso meccanismi prima di ipertrofia e poi degenerativi di quei regolatori di flusso che sono i turbinati nasali, agli stessi risultati.

Spesso nessuno di questi elementi citati è da solo in grado di produrre apnee, ma la loro combinazione, una eziopatogenesi multifattoriale quindi, è abbondantemente in grado di innescare il meccanismo. Si può capire quindi come la valutazione diagnostica e l’eventuale terapia coinvolgano specialisti diversi. Innanzitutto il neurologo che valuterà la qualità e le modificazioni della dinamica respiratoria. In seconda battuta l’internista che valuterà lo stato generale di salute del paziente, con particolare attenzione al peso corporeo e all’insorgere o alla presenza di patologie cardiovascolari, in primis l’ipertensione arteriosa, oltre a patologie cardiache vere e proprie. Sarà poi la volta degli specialisti otorinolaringoiatra e chirurgo plastico, particolarmente interessati alla rinologia, che dovranno valutare l’anatomia e la fisiologia delle prime vie aeree e dei distretti nasale e naso sinusale.

La settoplastica, associata o meno alla chirurgia dei turbinati, costituisce un valido presidio, non l’unico, per regalare a questi pazienti una qualità della vita nettamente superiore.

Scritto da dr. Dauro Reale