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Borse palpebrali e occhiaie

Molte persone utilizzano i termini di “borse sottopalpebrali” e “occhiaie” come sinonimi del medesimo inestetismo, mentre si tratta di due condizioni completamente differenti.

In prima battuta con il termine “occhiaie” si indica correttamente il colorito bluastro, in alcuni soggetti particolarmente evidente, a carico della regione palpebrale e sottopalpebrale inferiore. Questo inestetismo che tende ad accentuarsi nelle condizioni di stress psicofisico, è dovuto all’estrema sottigliezza della cute della palpebra inferiore, che lascia trasparire il colore scuro del sangue venoso poverissimo di ossigeno (ecco perché scuro rispetto a quello arterioso di colore rosso vivo ricchissimo invece di ossigeno). La stanchezza, il ristagno della circolazione tipico di chi ha per esempio dormito con la testa piegata o leggermente più bassa rispetto al piano del corpo, rallentando il flusso sanguigno rendono il problema più evidente.

La correzione di questo inestetismo non è mai chirurgica, perché ad esso sottintende un meccanismo circolatorio e una condizione anatomica sulle quali la chirurgia non può intervenire. Anzi, ogni maldestro tentativo in questo senso finisce con aggravare il problema, aggiungendo alla situazione di base i deficit che sono corollario del riarrangiamento cicatriziale di ogni superficie “aggredita” chirurgicamente. La migliore soluzione del problema sta nel camouflage con i correttori del colore. Ovviamente l’effetto è temporaneo, ma almeno il risultato è efficace.

Le borse adipose palpebrali, tipicamente localizzate a livello della palpebra inferiore, sono costituite dall’erniazione al di fuori del setto fibroso che le contiene, di una porzione del grasso presente nella regione periorbitaria. Immaginate un grappolo di uva, disposto non verticalmente, come siamo abituati a vederlo, ma orizzontalmente, potendo quindi parlare di borse adipose mediane, mediali e laterali. Questo tessuto adiposo ha la funzione di un vero e proprio ammortizzatore degli urti e dei traumi che possono coinvolgere la zona orbitaria e il globo oculare in essa contenuto. Questa condizione può essere congenita, presentandosi più frequentemente di quanto si immagini anche in soggetti giovani ed è frutto di una costituzionale insufficiente tenuta del setto fibroso che le trattiene, piuttosto che nel suo cedimento, appannaggio di soggetti maggiormente avanti con gli anni. In entrambi i casi, l’effetto finale è la ridondanza del grasso al di sotto della cute palpebrale, con l’effetto di appesantire e di invecchiare lo sguardo in maniera evidente a qualunque età.

Le borse adipose palpebrali possono anche presentarsi anche a livello delle palpebre superiori. In questo caso parleremo di borse adipose mediali e mediane, non essendo presente la borsa laterale, il cui posto è occupato dalla ghiandola lacrimale.

La soluzione di questo inestetismo è invece prettamente chirurgica. La loro asportazione, si badi bene non di tutto il grasso ma unicamente della porzione erniata, è un tempo dell’intervento di blefaroplastica, che nella palpebra superiore coinvolge l’eliminazione della cute eccedente che va a formare la classica tenda. A livello inferiore, le opzioni a disposizione del chirurgo sono due. Nella tecnica classica, con accesso esterno, viene praticato anche il lifting della cute palpebrale, come nelle palpebre superiori, oltre ovviamente alla rimozione delle borse adipose. Questa soluzione si applica solitamente in soggetti meno giovani, nei quali è presente anche un cedimento cutaneo suscettibile di essere corretto.

Nelle persone giovani, che non presentano cedimento e ridondanza di cute, l’opzione è quella della blefaroplastica inferiore per via transcongiuntivale, che permette la sola asportazione delle borse, accedendo per l’appunto dalla congiuntiva senza alcuna cicatrice esterna visibile.

Per completezza di informazione, va detto che alcuni chirurghi prediligono, qualora fosse necessario rimuovere sia le borse adipose inferiori che eseguire il lifting della cute, la combinazione di entrambe le tecniche, rimuovendo sempre le borse per via transcongiuntivale e solo successivamente rimuovere la cute eccedente, dopo aver verificato lo stato della palpebra una volta rimosse le borse.

Dobbiamo ricordare che la blefaroplastica, superiore, inferiore o totale che sia, pur costituendo uno degli interventi di maggiore soddisfazione per i pazienti, combinando un risultato stabile e duraturo con tempi di recupero e disagi veramente minimi, ha purtuttavia dei limiti. Ad esempio non è mai in grado di correggere le cosiddette “zampe di gallina” le pieghe radiali che si formano al canto esterno dell’occhio, frutto della continua contrazione e rilasciamento del muscolo orbicolare; in pratica quello che succede strizzando gli occhi! Per la correzione di questo inestetismo bisogna ricorrere a procedure alternative di medicina estetica. La tossina botulinica funziona allo scopo perfettamente. L’effetto è rapido e duraturo per circa sei mesi, dopodiché il trattamento deve essere ripetuto.

Scritto da dr. Dauro Reale