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Blefaroplastica: note di tecnica e indicazione

Il termine “blefaroplastica” indica al grande pubblico un concerto di tecniche volte al ringiovanimento del distretto oculo palpebrale, tanto nella sua interezza, quanto nella correzione di inestetismi “settoriali” Da un punto di vista tecnico l’intervento può essere gestito, a seconda della necessità, con la sola anestesia locale, oppure accompagnata da una leggera sedazione, oppure ancora in anestesia generale. Naturalmente le condizioni generali del paziente, la sua volontà (in pratica la valutazione del suo equilibrio emotivo) e le necessità strettamente tecniche orientano la scelta.

Blefaroplastica prima dopoL’indicazione alla blefaroplastica superiore è classicamente quella dell’eccesso di cute localizzato per l’appunto a livello della palpebra superiore. In sede di visita, il chirurgo classicamente utilizza una pinza sottile per valutare l’entità della cute da rimuovere. Fino a che, nonostante la plicatura forzata della cute, l’occhio si chiude normalmente, vuole dire che quello è esattamente il “quantum” di tessuto che può e deve essere rimosso. Una leggera pressione sul bulbo oculare permetterà al chirurgo di valutare la presenza di eventuali borse adipose che saranno asportate in concomitanza all’eccesso cutaneo. Si otterrà in questo modo un alleggerimento complessivo della palpebra superiore, con vantaggi estetici e funzionali.

Blefaroplastica superiore e inferioreUna attenzione ancora maggiore deve essere posta nella valutazione delle palpebre inferiori. Per quanto costituiscano la porzione inferiore di un unico complesso, quello palpebrale, posto a protezione dell’occhio, l’anatomia di questa regione, la patologia, gli inestetismi che la coinvolgono, son molto differenti. Le stesse indicazioni operatorie variano e non di poco. Se nelle palpebre superiori l’eccesso di cute – la blefarocalasi – costituisce l’elemento determinante, seguito dalle borse adipose, nelle palpebre inferiori la situazione si ribalta completamente. A livello inferiore le borse adipose costituiscono spesso l’elemento determinante, e a volte l’unico, dell’inestetismo. Bisogna valutare con estrema attenzione la situazione della cute. Essa spesso appare in eccesso mentre poi non lo è. Questo apparente paradosso è frutto della spinta in avanti dovuta all’erniazione delle borse, che stirano verso l’esterno la cute, facendola apparire ridondante più di quanto realmente sia. Un ulteriore elemento confondente è costituito dal tono, o meglio dire in questi casi dalla lassità, del muscolo orbicolare inferiore. Il suo cedimento trascina la cute verso l’esterno e il basso, facendo apparire un eccesso, una ridondanza della cute che spesso è virtuale. Un errore di indicazione a questo livello, cioè la decisione di rimuovere cute che non andrebbe toccata, può portare a situazioni, vere e proprie complicazioni estetiche e funzionali, di difficile gestione. Esiste un noto aforisma, proverbio se lo vogliamo chiamare, noto a tutti i chirurgi plastici. Esso dice più o meno così: “la cute che si rimuove dalle palpebre superiori, non è mai abbastanza. Quella che si rimuove dalle palpebre inferiori, è sempre troppa”
Queste poche parole rendono meglio di tante disquisizioni tecnico tattiche la situazione che il chirurgo plastico si trova a dover affrontare. Se correttamente interpretata, in prima battuta nell’indicazione, da sempre il primo atto chirurgico, la blefaroplastica risulta uno degli interventi più soddisfacenti dell’intera chirurgia estetica.

Scritto da dr. Dauro Reale